L’avvento prepotente dei social network nella nostra vita ha generato cambiamenti strutturali profondi nel mondo del lavoro e nei rapporti interpersonali. Ad un certo punto siamo passati da una pubblicità super partes (fatta da televisione, radio e giornali) ad una pubblicità “fai da te”.
Il proprietario del ristorante ha incaricato la sua barista di scrivere su facebook, la commessa del negozio ha creato un profilo per promuovere le offerte, gli enti pubblici hanno coinvolto ragazzini inesperti illudendoli di essere dei social media manager.
I 2 errori più eclatanti sono stati:
non chiarire fin da subito il ruolo effettivo di un social media manager
far credere alle persone di poter gestire in modo autonomo il mondo dei social network a livello promozionale.
Il social media manager non è altro che una parte del tutto: un web marketing manager è anche un social media manager solitamente ma non è detto che un responsabile marketing sia un bravo social media manager. Il mondo del digitale si muove in modo completamente diverso dal vecchio marketing che abbiamo conosciuto negli anni precedenti. Queste incomprensioni strutturali hanno generato errori madornali: migliaia di aziende piccole hanno creato un profilo facebook e questo è stato il primo enorme errore dato che una azienda/progetto/associazione non possono esistere sul social network come profilo, dato che persone non sono. Queste persone avrebbero dovuto sapere che per enti societari la formula costitutiva doveva essere la pagina Facebook e non il profilo. Questo primo errore ha generato una serie di strafalcioni a effetto domino. Pubblicità grossolane e gestite male che invece di attirare hanno allontanato. Un’altro grave errore è stato commesso da Enti Pubblici come alcuni piccoli Comuni italiani: hanno costituito il cosiddetto social media team, coinvolgendo giovani molto attivi su facebook ma assolutamente non preparati per coordinare e gestire una pagina di un ente pubblico. Questo ha poi conseguentemente acceso in questi ragazzi una fuorviante consapevolezza di sé stessi, tant’è che sono arrivati a definirsi social media manager con una leggerezza molto pericolosa a livello concettuale. Questi innumerevoli guai mediatici si sono verificati
soprattutto nelle medio-piccole città dato che in zone come Milano, Torino o Roma l’aspetto comunicazione ha una connotazione completamente diversa.
D’altra parte però in questo settore ci sono state due diramazioni:
da una parte la pizzeria che vuole una gestione della pagina facebook
dall’altra la grande azienda che coinvolge esperti di comunicazione per pianificazioni strategiche digitali.
Dunque detto questo, tutta la schiera dei “finti” social media manager può comunque occuparsi di tutto quel settore che i veri esperti solitamente non trattano. A oguno il suo…il Mercato si autoregola da solo.