In questi anni le tendenze hanno generato come da sempre nuove community e folksonomie: gli Yuccie , i Normcore, gli Hipster, gli ormai obsoletiGeek, i Makers, i fabLabber, i Millenials. Tutte queste nuove comunità possono essere racchiuse nella JUGAAD GENERATION.
JUGAAD è un termine indiano che in italiano non è traducibile con una sola parola; sarebbe ingegnarsi non in modo strategico e pianificato ma in modo improvvisato e quasi grossolano per arrivare a risolvere una situazione in modo paradossalmente geniale. Nella nostra epoca, riferendo il termine alle nostre generazioni acquista valore aggiuntivo, ovvero viene applicato il concetto da ragazzi che hanno anche competenze di lavoro tecniche e strategiche.
I giovani di oggi fanno questo infatti. Studiano, acquisiscono nozioni, poi si scontrano con questa difficle epoca. Dunque Fanno salti mortali, pensano laterale, inventano lavori e soluzioni. Stanno sviluppando così tanto ingegno che meritano una crescita economica dirompente per poter dimostrare quanto viaggiano veloce fuori e dentro.
Credo nel termine Jugaad come parola figlia dei nostri tempi e mi piace perché è una sincrasi concettuale tra l’arrangiarsi alla napoletana e l’attitudine creativa e organizzativa nord europea.
Una fusione tra l’impostazione lavorativa svedese e l’ingegno improvvisato partenopeo. Un meraviglioso risultato che nonostante tutto permea il significato Jugaad di una latente nota nostalgica: la generazione che deve sempre fare 10 passi in più rispetto alle altre generazioni, la generazione che salta in alto ma non sa dove atterra, la generazione che pensa laterale e lavora duro per avere un posto in questo mondo, la generazione figlia dei social media e del digitale, persa tra paura del futuro e voglia di semplicità e contatto umano. Sono affascinanti queste definizioni che nascono giornalmente per definire le nuove generazioni ma quando i nomi iniziano a essere troppi allora vuole dire che la situazione è sempre più complicata? Vi ricordate il detto “parla come mangi?”…